lunedì 10 luglio 2017

Lost in transition

Se nel nome di questo blog non c'è la parola 'Gibilterra', un motivo ci sarà!
Da che siamo all'estero, LinkedIn non ci ha dato tregua: mia moglie ed io riceviamo una o due richieste di contatto alla settimana, a cui seguono quasi immancabilmente offerte di lavoro in qualche parte d'Europa.
Gibilterra è un posto fantastico dove stare, ma come ho scritto in un'altra occasione, è un po' come una nave da crociera, la gente viene, sta un poco e poi se ne va.
Resta l'equipaggio, cioè i la gente del luogo, e qualcuno che si innamora.
Tutti gli altri, prima o poi, cambiano.
Perché da una parte c'è casa tua, dove sei nato, dove hai radici, genitori, amici storici, luoghi noti come i solchi delle tue mani.
Dall'altra parte c'è tutto il resto del mondo.
E ogni posto ha i suoi pro e i suoi contro, le cose che ti attraggono e quelle che ti respingono, ogni posto ha il suo fascino, ogni posto le sue incognite.
Quello che manca a tutti è un senso.

É la stessa cosa che scegliere moglie.

Tu hai una casa, dei genitori, dei fratelli.
E loro sono la tua famiglia, non li hai scelti, ma non hai scelto neanche il colore dei tuoi occhi, eppure quelli sono i tuoi occhi, e quella è la tua famiglia, una parte di te.
Poi un giorno diventi adulto, ti vuoi sistemare, e ti metti in cerca di una moglie.
Ma come puoi scegliere?
Ogni donna è diversa, alcune ti affascinano altre non ti dicono nulla.
Ma nessuna è tua moglie, nessuna è famiglia.
Eppure ad un certo punto, se una famiglia tua la vuoi, dovrai scegliere.
Potresti innamorarti perdutamente, e scegliere col cuore.
Oppure potresti usare il cervello e scegliere quella che pensi che vada bene per te.
Se sei bravo e fortunato ti innamori di quella che pensi sia la donna giusta.
Ma fino ad allora, e probabilmente per molti anni, ognuna è diversa, e nessuna è casa.

Noi siamo diventati grandi, abbiamo lasciato il tetto natìo.
Siamo stati a Gibilterra tre anni e mezzo, e ci rendiamo conto che forse non è casa nostra, forse andremo via.
Non sappiamo dove, potrebbe dipendere dal prossimo colloquio, o dalla prossima email di un recruiter.
Oppure potremmo restare ancora un anno, o più.
Magari alla fine ci innamoriamo, o ci convinciamo a metter radici.

lunedì 16 febbraio 2015

Tempo di bilanci

E' passato un anno da quando io e la mia famiglia abbiamo lasciato l'Italia, e nonostante mi senta ancora lontano dal fare un bilancio, vale la pena di soffermarsi un attimo a guardare il cammino percorso. 
Da buon developer agile, mi viene spontaneo fare riferimento allo sprint retrospective 
E quindi via, cominciamo:

Cose che sono andate bene

Il salto di qualità della routine giornaliera è impressionante
Dormiamo un'ora in più al giorno, e nonostante questo abbiamo ancora due ore in più rispetto al tempo che avevamo ai tempi di Roma. 
Infatti i tempi per andare a lavoro sono praticamente nulli. 
Parlo di 7 minuti da porta di casa a porta dell'ufficio, per me, che sono lontano e devo andare in bicicletta. 
Mia moglie ci mette di meno, e va a piedi. 
Stiamo più tempo insieme, e lo dedichiamo ai nostri figli e a qualche hobby. 
Riusciamo persino a pranzare insieme, anche se per me è un po' una corsa il pranzo a casa.

La salute dei bambini
In italia, da ottobre a marzo, passare il fine settimana chiusi in casa era una cosa normale per noi: i bambini erano quasi sempre malati. 
Ora, so che sembra pazzesco, ma da che siamo qua avremo collezionato una decina di giorni di malattia tra tutti e quattro.

Self confidence
Ce l'abbiamo fatta, abbiamo trovato il coraggio di andar via, di mollare gli ormeggi e partire, lasciandoci tutto dietro. 
Cosa non facile con due bambini e una casa acqistata con tanto di mutuo da pagare.
Abbiamo affrontato una nuova nazione, un lavoro in una lingua che non è la nostra, sfide che non potevamo nemmeno immaginare cosa avrebbero significato.
Ce l'abbiamo fatta, ce la facciamo ogni giorno.
Ed è bello, è gratificante, aiuta, e generalmente non è neanche così difficile.
Se abbiamo fatto questo, siamo pronti al prossimo passo, quale che sia.

Il lavoro
La qualità del lavoro è eccellente, si lavora molto duramente con poche brevi pause, ma il livello tecnico e organizzativo è un altro mondo. 
Gli straordinari, fin ora, sono veramente straordinari, si lavora 8 ore e non un minuto di più.
Fuori c'è una vita da vivere, questo lo capiscono tutti. 

La speranza
la speranza è stata un po' la chiave della nostra partenza.
Beh devo dire, a quella da un po' di tempo non ci penso più. Non c'è più motivo. 
Adesso quando penso al futuro, lo guardo con curiosità... chissà dove saremo tra qualche anno! 
GIbilterra ha depennato la parola speranza dal nostro dizionario, sostituendola con una routine appagante e gratificante.

La sicurezza
"Gibraltar is a safe place" è un mantra che chi vive qua si sente ripetere da tutti.
E' vero. 
Mi è capitato di lasciare la casa aperta, la bicicletta di mio figlio slegata in mezzo alla strada per un giorno intero e in diverse occasioni: Non succede mai niente.

La lingua
sentire i miei fligli parlare in inglese con accento perfetto, e a volte anche spiccicare qualche parola in spagnolo, è una cosa che mi inorgoglisce moltissimo.

La cultura
Capiamoci, vengo da Roma, un posto in cui ogni pietra e in ogni mattone è impregnato di storia e di cultura.
A Gibilterra da questo punto di vista c'è ben poco. Si, Nelson, le colonne di Ercole, la fine del mondo conosciuto, il dominio dei mari da parte dell'Inghilterra. Ok.
Ma a Gibilterra praticamente non c'è altro.
Intorno c'è la Spagna, che riverbera anche nei nomi delle sue città "de la fronteira", gli echi di una difficile lotta contro gli eserciti musulmani, La bellissima Spagna, che tanto somiglia alla nostra bella nazione, nel bene e nel male.
Qua però la cultura non è nelle cose, ma nelle persone. 
E' nel collega Greco, Polacco, Portoghese, Taiwanese, Inglese, Ucraino, Russo, Rumeno, Indiano e naturalmente Spagnolo, per citare quelli a meno di 5 metri da me. 
Storie da ascoltare, cibi da ingurgitare, religioni, costumi, credenze e malintesi culturali. 
Gente che viene, sta qualche anno, e poi va via.
Quando penso ai Gibilterrini, quelli veri, quelli che qua ci son nati e cresciuti, mi viene spesso in mente un pezzo di un monologo di Novecento, de La leggenda del pianista sull'oceano:
Io ci sono nato su questa nave… e vedi anche qui il mondo passava… ma a non più di 2000 persone per volta. E di desideri ce n’erano! Ma non più di quelli che ci potevano stare su una nave, tra una prua e una poppa.
Gibilterra è un po' così.

Il clima
C'è vento. Non un vento impossibile, ma più vento di quanto ce n'era a Roma. 
A parte questo è un clima spettacolare: la temperatura nelle ore più buie delle notti più fredde, difficilmente scende sotto la doppia cifra, e d'estate difficilmente sale oltre i 35 gradi.

Il fuso orario
Gibilterra adotta il fuso orario spagnolo, che è lo stesso italiano.
Però è 1500/2000 km più a ovest dell'Italia, il che vuol dire quasi due ore in più di luce ogni giorno.
D'inverno alle 18 si esce da lavoro con la luce, d'estate alle 22 il cielo è ancora luminoso.

Gli ultimi due punti sono davvero niente male per un meteopatico come me.


Cose che sono andate così, e possono migliorare:

La medicina 
Qua non esiste il medico di famiglia, non c'è una persona sola che ti segue e ti conosce, e che in qualche modo si fa carico dei tuoi problemi di salute.
Il sistema sanitario si basa su una serie di emergency doctor, tra i quali ce ne sono di bravi e di capre, che condividono la tua cartella clinica tramite un sistema informativo. 
Il senso della loro esistenza in quanto medici però, è quello di darti qualcosa che ti faccia stare meglio.
Non fanno, non provano neanche a fare diagnosi accurate, ad andare a fondo ad un problema, a indirizzarti verso uno specialista.
Pijate sta pastiglia, e starai meglio.
Poi puoi prendere appuntamento con qualcuno di loro non in emergency, ma di solito c'è da attendere un po'.
A parte questi dottori, puoi rivolgerti un po' dove ti pare, perché il datore di lavoro ti fornisce di una assicurazione sanitaria generalmente più che discreta, e che copre molte cose. 
Il problema è che in mancanza di una guida disinteressata, il rischio di finire in mano a pescecani, che vogliono solo guadagnare, anche se non hanno idea di come risolvere il tuo problema, è alto.
Infine c'è l'ospedale, ove tutto è gratuito, ma che ha tempi di attesa non altissimi per i nostri standard, ma comunque oltre il mese. 
Quanto lunghi, suppongo che dipenda dalle patologie. 
Ovviamente non sto parlando di casi di emergenza!
Questo ultimo settore ancora non lo consoco bene, sembra che i medici siano più competenti e più disinteressati, ma vedremo, o forse no, speriamo di no. 

I parenti e gli amici
Mancano, c'è poco da fare.
O meglio, i parenti soprattutto, sono venuti più di quanto ci saremmo immaginati, ed è stato bellissimo. 
Ma vorremmo che fosse più facile e immediato andare e venire dall'Italia, soprattutto dal sud Italia, quella terra dimenticata da Dio e buona solo a procurare voti.
Gli amici veri restano amici anche se non li vedi per anni, ma a volte mancano anche loro.
Qua abbiamo conosciuto moltissime persone stupende, tanti buoni amici, gente con cui si passa piacevolmente il tempo insieme. 
Ma nessun amico vero.

La scuola
La scuola (parlo della pimary school, dai 5 agli 8 anni) è per il momento un po' una incognita. 
La sensazione è che non si lavori abbastanza, i bambini sono divisi in 4 livelli in matematica e in inglese, le materie più importanti.
Questo non incentiva a migliorare, fa eccellere chi eccelle, ma chi sta indietro, se non trova stimoli dalla famiglia, resta dietro.

Il posto fisso
Croce e delizia degli italiani, qua il posto fisso potete scordarvelo.Ti licenziano in 5 minuti, e domani non c'è bisogno che vieni a lavoro.Scordatevi perciò anche i fancazzisti professionisti, quelli che arrivano a 50 anni, la loro azienda chiude e non sanno cosa fare perché non hanno mai sviluppato una professionalità. 
Però oggi vi scrivo quanto è stato bello quest'anno, domani potrei essere senza un lavoro.
Non è una bella sensazione. 

La lingua (per me)
Quando mi sono trasferito qua, speravo in un apprendimento della lingua più rapido.
Ognuno ha le proprie qualità, l'orecchio per le lingue, semplicemente, non rientra tra le mie. 

La dogana
La dogana con la Spagna è una bella limitazione. 
Per lo più non ci tange, vivendo e lavorando dentro Gib. 
Ma per chi ha intenzione di venire da queste parti, e viaggiare tutti i giorni dalla Spagna, aprite bene le orecchie: la dogana è un bel dito dove non vorresti averlo.

Per completare la sprint retrospective, mancherebbe il capitolo "azioni da intraprendere", ma ho mai detto che è una vera sprint reptrospective questa?

domenica 23 marzo 2014

Italians, what's wrong with you?

Visto che nel primo post avevo fatto un programma, e visto che questo non è un lavoro, ma un hobby, decido deliberatamente di non rispettarlo per parlare di qualcosa che ho vissuto nel periodo precedente alla partenza.
Vi descrivo una scena per tutte, ma vi assicuro che ne ho vissuto a centinaia di situazioni così:

Entro in una ferramenta e chiedo:
  1. scotch da imballaggio
  2. due connettori per lampadine 
  3. adattatore per prese inglesi
Al 3, il commesso (mai visto prima) ha un sussulto:
- te ne vai!
- ...
- e dove te ne vai?
- ...a Gibilterra
- oh ma bravo! Fai bene! Quanto me piacerebbe pure a me, qua ormai nun ce stà più un ca@@o fai bene, bravo...

...e via così per altri due minuti.
Ragazzi, da non crederci, ma è sempre così!
I colleghi, gli amici e anche gli sconosciuti, tutti, ma proprio tutti che ti dicono "fai bene, bravo, come ti invidio!"
Poi a volte ti raccontano la loro esperienza, quanto si sono pentiti di essere tornati, o di non essere andati.
Ora io dico: va bene che un discorso così te lo faccia l'esterofilo.
Ci sta che un collega che sta all'estero da un paio di anni ti dica: "il peggior errore della mia vita è stato non essermene andato prima".
Ok il disoccupato, ok la mamma con contratto a progetto che non è stato rinnovato dopo essere rimasta incinta.
Ma quello che io e mia moglie abbiamo vissuto è una cosa diversa, a dirci "bene, bravi", e "ti mando il cv" è una percentuale che rasenta il 100% delle persone con cui abbiamo avuto occasione di parlare di questa cosa, e sono tante...
La cosa mi sconcerta, perché mi sarei aspettato che qualcuno, non tanti, ma qualcuno, ci dicessero qualcosa del tipo "no, io non lo farei mai" o "l'Italia è il più bel paese del mondo" o ancora "ma chi te la fa fare?".
Nessuno.
In un paio di mesi di preparativi, nessuno.
E l'amor di patria? Che fine ha fatto l'amor di patria?
Siamo un paese senza speranze.
Che tristezza.

sabato 8 marzo 2014

Quello che so su Gibilterra

Dopo un post emotivo, e scritto di getto, eccone uno un po' più noioso, ma abbastanza denso di informazioni per capire meglio dove siamo finiti.
Vi piacerebbe vivere in Inghilterra, ma non sopportate il clima troppo rigido?
Gibilterra è il posto che fa per voi!
Gibraltar, per chiamarla come i nativi, è una striscia di terra inglese di 7 km², situata nel cuore dell'Andalusia, in piena costa del Sol, bagnata completamente dal Mediterraneo (l'oceano dista una decina di km) e caratterizzata dall'inconfondibile profilo della rocca.
La rocca è così caratteristica perché è una montagnetta che sorge dal nulla in un panorama assolutamente piatto.
E' abitata da scimmie libere, che non di rado raggiungono anche la città, e ne costituiscono una delle principali attrazioni turistiche. Un detto di queste parti dice che Gibilterra resterà inglese finché sulla rocca ci saranno le scimmie.
Dal punto di vista economico, Gibilterra gode di numerose agevolazioni fiscali, in particolare per le industrie del gaming online, il che ha fatto si che con gli anni sia diventata la patria di questo settore: le più grandi aziende di remote gaming hanno una sede qua. Il settore è tanto sviluppato che nel sito istituzionale di Gibilterra vi sono diverse pagine dedicate all'argomento.
Il contesto è molto internazionale, con una prevalenza di spagnoli e inglesi, ma si incontrano tutte le nazionalità.
Naturalmente la lingua ufficiale è l'inglese, soprattutto in ambito lavorativo, ma per strada si sente moltissimo parlare lo spagnolo. Chiunque viva da queste parti da qualche anno, parla entrambe le lingue. I gibilterrini parlano inglese con un forte accento spagnolo, e mi dicono che vi sia una certa fusione tra le due lingue, che si manifesta con la coniazione di parole miste, e risulta essere uno spagnolo piuttosto bruttino.
Da quanto ho visto, i mestieri più umili sono svolti da persone che parlano esclusivamente spagnolo.
Si direbbe che Gibilterra sia un toccasana per l'economia così critica della Spagna, almeno in questa zona, ma di fatto, sebbene Gibilterra sia inglese dal lontano 1713, o forse proprio per quello, la Spagna non si è mai rassegnata ad averla ceduta, e ancora quando vi scrivo, vi sono tensioni tra le due nazioni, tanto da procurare interrogazioni parlamentari in Inghilterra, causate per esempio da sconfinamento di navi militari durante una esercitazione della Royal Navy.
Queste tensioni si riflettono nella vita di tutti i giorni, attraverso rallentamenti alla dogana, causati dai controlli spagnoli, con conseguenti code, per le macchine, anche di tre ore, nelle ore di punta.
La cosa non spaventa nessuno: in Gibraltar trovare parcheggio è molto difficile, e le decine di migliaia di lavoratori che ogni giorno transitano dalla Spagna, lo fanno per lo più a piedi, o al massimo in bicicletta, con notevolissime riduzioni dei tempi di transito.
Da quanto ho potuto vedere, la gran parte delle aziende hanno sede nel Nord della penisola, per cui, passata la dogana, restano da fare pochi minuti di strada, a piedi, o con gli efficienti mezzi pubblici disponibili.
In Gibilterra vivono circa 35'000 persone, che diventano oltre 100'000 durante le ore lavorative. Il motivo di questo grande flusso di commuters, è che star dentro costa caro, molto caro!
Facendo riferimento alle esigenze di una famiglia come la mia, due adulti e due bambini, una long term rental di una casa con due camere da letto, può costare dalle 1300 a oltre le 2000 sterline al mese, e non sto parlando di case di lusso!
Per contro, la vicina, verdeggiante e bellissima Andalusia, offre affitti di lussuose villette situate in comprensori guardianati, con piscina, palestra e campi da golf, anche a meno di 700 euro al mese.
Lo stesso vale per la spesa: in Gibilterra fare acquisti costa abbastanza caro, sebbene vi siano alcune eccezioni, ma per le grandi spese, si può sempre fare un salto al già mitico Mercadona, in Spagna.
La scelta sembra quindi già fatta, ma non è così facile, soprattutto se si vuole che i figli studino in inglese, e se di fare il pendolare proprio non se ne vuol parlare.
I single, a quanto ho visto, vivono tutti fuori.
Gibilterra, quanto a vita mondana, non offre molto, e il confine fa uno strano effetto, a volte sembra di essere in prigione.
Chi vive dentro non è libero di uscire in qualunque momento, a meno che non sia disposto a sopportare strazianti code alla dogana. Molto meglio pianificare l'uscita in modo da evitare i momenti di punta, ma a volte non basta: sembra che gli spagnoli abbiano come hobby principale il rendere uno strazio l'attraversamento della dogana. E così oggi, un tranquillo e molto ventoso sabato mattina, ci sono toccati venti minuti di fila per rientrare in Gibilterra, senza alcun valido motivo.
La politica va a fasi alterne, a volte apre al dialogo, altre volte, come in questo periodo, inasprisce le tensioni.
La verità è che ancora non lo sappiamo quanto ci peserà questa storia della dogana, lo scopriremo vivendo.
Per ora ci godiamo quello che c'è di buono, e viviamo con gioia anche la novità del semaforo rosso per l'atterraggio o il decollo di un aereo proprio davanti ai nostri occhi... (non vi ho detto che subito dopo il confine si attraversa una pista di atterraggio?)
Il resto, si vedrà!

Com'è la vita?

"Come si vive là?"
E' la domanda che più in assoluto mi rivolgono amici, e conoscenti da che sono qua a Gibilterra.
E allora vi rispondo su queste pagine: è BELLA.
Noi siamo riusciti a trovare casa in affitto dentro Gibilterra (non in Spagna, come fanno molti, presto scriverò due righe in merito), ed adesso ci si prospetta un anno, almeno, in cui per andare a lavorare basta attraversare la strada, e lo stesso per accompagnare nostro figlio grande (6 anni) a scuola.
Invece per quanto riguarda il piccolo, 3 anni a maggio, ci toccherà fare addirittura un isolato.
Questa cosa, dopo dodici anni a Roma, dopo ben dodici anni di pendolarismo, con spostamenti dai 60 ai 100 minuti a tratta, basta a dire che, si, si sta proprio bene. (100 minuti sono 1 ora e 40 a tratta, 3 ore e 10 tra andata e ritorno, ogni santo giorno, scioperi e ritardi dei treni esclusi. Non so se mi spiego.)
Qua riusciamo a pranzare insieme, a trascorrere del tempo al parco o in altre attività, da quando finisce la scuola a quando è ora di cena, e poi di nanna. Sembra un sogno.
Ma non è tutto oro: l'affitto costa caro, la spesa dentro Gibilterra pure (ma la faremo in Spagna, dove si può riempire il carrello senza badare troppo al prezzo, comprando pesce, carne e vino, ed uscire con 100 euro di spesa), le bollette ancora non lo sappiamo bene, speriamo di non avere grosse sorprese.
La scuola e la sanità invece non dovrebbero averne: l'una è gratuita, l'altra è fornita dall'azienda in forma di assicurazione sanitaria.
Però ci sono tanti nodi insoluti, tante sfide da affrontare.
La prima, è il mio lavoro.
Per adesso ci manterremo, sempre se riusciremo a star nelle spese, solo con lo stipendio di mia moglie, mentre io farò corsi di inglese e seguirò l'inserimento del figlio grande a scuola.
Non lavorare mi sta stretto, ma per ora va bene così, ci sarà bisogno di un supporto per i nostri figli, e mi ci dedicherò volentieri: in meno di tre settimane ho sviluppato con loro un rapporto migliore di quello che avevo alla partenza. Recupero terreno, recupero affetto, e l'assenza da lavoro non mi pesa ancora, anche se mi sembra strano... come una vacanza che comincia a durare troppo.
Non posso restare a lungo senza lavoro, presto dovrò mettermi alla ricerca.
Quanto presto, dipenderà dalla mia capacità di apprendimento della lingua.
Parto da un livello intermediate, ma prima di poter fare un lavoro simile a quello che ho lasciato in sospeso in italia, ero Solution Manager in una nota azienda di gaming, ne dovrà passare di acqua sotto i ponti!
Staremo a vedere, ci stiamo provando, inseguiamo un sogno.
Si perché qua c'è la speranza.
La speranza di farcela, di migliorare ancora, di diventare trilingue, di guadagnare uno stipendio commisurato alle nostre capacità, alle lauree, alle certificazioni, all'impegno.
La speranza di aprire il mondo ai nostri bambini, che potranno andare ovunque vorranno.
E non c'è nulla da fare, se si vuole progredire, bisogna avere il coraggio di cambiare, anzi, di abbracciare il cambiamento... è o non è il secondo principio del manifesto agile?
E allora eccoci qua, e per fortuna le cose stanno progredendo per il verso giusto.
E se volete raggiungerci, Gibilterra è là, dopo la frontiera a sinistra, e poi dritto fino al mattino.

venerdì 7 marzo 2014

Hello Gibraltar!

Apro questo yabae (Yet Another Blog About Expatriation) per aggiornare amici e parenti sull'esperienza che sto vivendo, e perché le cose che scriverò, possano essere di aiuto a chi si troverà di fronte ad una scelta come la mia.

Butto già un elenco sparso di voci su cui potrei scrivere due righe:
  • Perché espatriare (già mi vedo polemico)
  • La ricerca del lavoro
  • Dove espatriare: la nostra scelta.
  • L'organizzazione del trasloco
  • Il viaggio
  • Primo impatto con Gibilterra
  • Scelte di vita (vivere in Spagna o in Gibilterra?)
  • Il lavoro
Mi sembra che per incominciare di argomenti ce ne siano a sufficienza, probabilmente più della mia voglia di scriverci su, quindi mi fermo qua.
Per chi ha voglia, ci si legge al primo post!